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Tenuta Montemagno in inverno

I lavori in vigna e cantina di Tenuta Montemagno di fine inverno

Articolo redatto in collaborazione con Roberto Natiat enologo insieme a Gianfranco Cordero di Tenuta Montemagno

Siamo entrati da qualche giorno nella stagione primaverile, il periodo nel quale la vigna si risveglia dal riposo invernale e si prepara a rinascere per donare quei frutti meravigliosi che raccoglieremo alla fine della stagione estiva. Nello scorso articolo abbiamo appreso quali siano stati i lavori affrontati all’inizio della stagione fredda.

In questo vedremo insieme a Roberto Nantiat, l’enologo che con Gianfranco Cordero segue i lavori in Tenuta Montemagno, cosa sia stato fatto nella seconda metà dell’inverno e come ci si stia preparando al risveglio primaverile.

Iniziamo precisando che da gennaio a oggi (siamo ormai nell’ultima decade di marzo), l’inverno è stato caratterizzato da temperature miti.

Solo a febbraio, e per meno di una settimana, si sono registrati abbassamenti delle temperature al di sotto dello zero termico. Anche per quanto riguarda le precipitazioni c’è da dire che queste sono state decisamente scarse, indice di una continuità di siccità che persiste ormai dallo scorso anno.

In vigna sono state completate tutte le potature; i tralci che erano stati tagliati a fine vendemmia sono stati rimossi completamente. Da inizio marzo si è iniziato a piegare e legare il capo-frutto per lasciare che le piante inizino a germogliare per la nuova annata. È proprio in quest’ultimo periodo che si è notata una ripresa vegetativa molto più rapida rispetto alle normali attività delle vigne. Si è osservata infatti la presenza delle prime gemme cotonose, segno che queste si stanno gonfiando, quando normalmente a marzo si sarebbero dovuti vedere i primi “pianti” della vigna. Va comunque detto che questi pianti ci sono stati anche se, a causa della scarsa quantità di riserva idrica, non sono stati vigorosi come si possono osservare normalmente.

I cambiamenti climatici osservati lo scorso anno e in particolare da fine vendemmia 2022 a oggi, sono stati oggetto di una serie di riflessioni fra gli enologi e l’agronomo di Tenuta Montemagno (Maurizio Cerrato). Scopo della riunione è stato definire una strategia da attivare per affrontare nelle migliori condizioni le avversità portate, appunto, dal tempo e non solo. Infatti, quest’anno saranno utilizzati alcuni prodotti nuovi a base naturale per sostenere le piante sia nei confronti della carenza idrica, sia per integrare e rinforzare le loro difese contro aggressioni da parassiti e funghi.

In cantina si è proseguito con l’imbottigliamento di tutti i vini bianchi (attività che si dovrebbe concludere entro la fine di marzo), mentre, sempre verso fine mese, verrà eseguito il tiraggio del TM Brut, dando così il via alla seconda fermentazione in bottiglia con lieviti e zuccheri che servono a produrre le bollicine. A inizio marzo è stato effettuato l’imbottigliamento del Grignolino, mentre per tutti gli altri rossi è proseguita la fase di affinamento, a seconda del tipo di vino, in vasca o in legno.

Una stagione di preparazione quindi, questa invernale, per predisporre al meglio le vigne e per attivare le strategie che consentano alla natura di lavorare nelle migliori condizioni con. l’arrivo della bella stagione. Il prossimo appuntamento con questi nostri editoriali dedicati a vigneti e cantina Tenuta Montemagno è programmato per luglio; in quell’occasione potremo raccontare cosa sia stato fatto durante la Primavera 2023

vendemmia timoroso 2022

I lavori in vigna e in cantina: la vendemmia 2022

Articolo redatto in collaborazione con Roberto Natiat enologo insieme a Gianfranco Cordero di Tenuta Montemagno

La vendemmia, si sa, è uno dei momenti più attesi per i produttori di vino. Il risultato finale del raccolto è destinato a finire sulle tavole e sui banchi di degustazione, a coronare quella sublime storia d’amore che unisce l’uomo e la natura. In Tenuta Montemagno la vendemmia 2022 si è appena conclusa. Iniziata a fine agosto, con la raccolta delle uve Sauvignon, è finita più o meno quattro settimane dopo. Quest’anno il lavoro è stato particolarmente impegnativo a causa della forte siccità che ha caratterizzato l’estate 2022. Durante i mesi estivi, come abbiamo narrato nel precedente articolo, si è lavorato per assicurare che le vigne superassero al meglio lo stress causato da terra secca e scarsità d’acqua. Queste operazioni hanno portato all’esito desiderato e i filari si sono affacciati al periodo di raccolta nello stato migliore di salute.

Durante la vendemmia si è comunque notato come la maturazione delle uve fosse disomogenea. Per questo si è proceduto a fare un’attenta selezione dei filari e dei singoli grappoli da vendemmiare, eseguendo l’operazione al momento giusto. 

Il fatto di avere portato in cantina dei grappoli disomogenei nella maturazione, ha consentito di avere, nel complesso della vendemmia, un prodotto più equilibrato: non troppo alcolico e, nel contempo, non troppo scarso di acidità. Per questo i tecnici di Tenuta Montemagno sono estremamente soddisfatti di questa annata. Anche dal punto di vista della quantità c’è soddisfazione in quanto si è ottenuto un raccolto pari a quello dello scorso anno.

Mentre scriviamo questo articolo, le operazioni di fermentazione alcolica e vinificazione sono quasi concluse; fra breve si procederà con la fermentazione malolattica, che serve a trasformare l’acido malico in acido lattico e a ridurre la presenza di zuccheri residui presenti dopo la fermentazione alcolica.

Si tratta di una delle fasi finali prima che il prodotto ottenuto dall’ultima vendemmia vada a riposare nelle cisterne e, per i rossi, nelle botti, e dia vita ai vini finali.

Concludiamo affermando che le aspettative sulla qualità della vendemmia 2022 sono molto alte. Un’annata molto atipica, anche per gli operatori più esperti che operano da tempo nel settore enologico, ma che porterà a ottenere, almeno per quanto riguarda Tenuta Montemagno, vini equilibrati fra acidità e grado alcolico, di qualità elevata.

Vigne cantina TMM

L’identità di territorio e il riconoscimento internazionale

La filosofia di Tenuta Montemagno è da sempre la valorizzazione dei vitigni autoctoni del Monferrato. Una filosofia che, nel contempo, vuole dire valorizzazione del territorio stesso, della nostra identità ed eredità.

In questo angolo del Monferrato, patrimonio UNESCO per gli “infernot”, il Ruchè è l’autoctono per antonomasia, accompagnato da Grignolino, Malvasia, Timorasso e Barbera d’Asti. Su queste varietà ampelografiche Tenuta Montemagno ha fondato la propria filosofia produttiva che, unita a tecniche di vinificazione altamente tecnologiche, ha fatto dei propri vini un esempio di qualità e innovazione.

In un mondo enologico variegato e ricco, dove i vini da vitigni autoctoni si accompagnano a quelli internazionali, dove l’offerta è sempre più ampia, la comunicazione sempre più attenta e il consumatore sempre più preparato, allora le recensioni sulle guide – Mysterium Barbera d’Asti Superiore docg 2016 in finale per i 3 bicchieri sul Gambero Rosso, i punteggi sui wine magazine – TM24 brut 92 points su Wine Enthusiast, e le medaglie ottenute ai concorsi internazionali – medaglia d’oro a The Global Sparkling Masters per TM36 brut, l’oro di Mundus Vini per Soranus Barolo D.O.C.G. e per Solis Vis – Timorasso, l’argento a IWSC per Mysterium Barbera d’Asti Superiore D.O.C.G. 2016, diventano un vero valore aggiunto.

Il riconoscimento ha importanza per il produttore e per il consumatore: sono la conferma di un percorso produttivo e di scoperta. Gli ultimi premi che vi abbiamo raccontato sui nostri canali social e il riscontro avuto in termini di vendita e di degustazioni, hanno evidenziato che sul mercato italiano il consumatore è curioso: è pronto ad esplorare gli autoctoni ed a lasciarsi stupire. Sono i cosiddetti “millennians” a fare da apri pista. Sui mercati internazionali la medaglia e il punteggio alto sono la conferma di un’attenzione sempre crescente all’autoctono e allo stile innovativo, alla scoperta dei nostri vini e della nostra realtà produttiva.

La produzione Tenuta Montemagno ci racconta che il vino sposa la nobiltà della terra con le cronache del cielo, le radici profonde dei vitigni con i grappoli pazzi di sole, la mano attenta dell’enologo con l’intuizione del produttore.

I nostri vini accompagnano gli appassionati attraverso un percorso di conoscenza che va dall’autoctono, all’innovativo, al tradizionale per ricondurre sempre al cuore di Tenuta Montemagno.

Montemagno panorama vigneti

Gli autoctoni di Tenuta Montemagno: Ruber, il grignolino

Il Grignolino è un vitigno autoctono, a bacca nera, tipico delle zone di Asti e del Monferrato Casalese. Probabilmente è il vitigno “più monferrino” del Monferrato e, in Piemonte, è sinonimo di “un bel calice di vino rosso”.

E’ un vino noto sin dal Medioevo con il nome di Barbesino, o barbexinus, tanto da essere citato già negli archivi capitolari di Casale Monferrato dal 1249.

Tuttavia, l’etimologia del nome attuale potrebbe derivare da gragnola o grignole, espressione dialettale astigiana che ne indica i semi, numerosissimi in questa uva, caratteristica rimasta immutata nel corso dei secoli. Un’altra teoria, molto più suggestiva, farebbe derivare il nome “Grignolino” dal verbo grigné, digrignare: ad indicare un vino talmente acido da far digrignare i denti. Caratteristica questa, sconfessata dalle numerose etichette che hanno reso il Grignolino, uno dei più apprezzati ed eclettici rossi monferrini.

La sua patria d’elezione, nonché i terreni ove è stato avvistato la prima volta, è la fascia collinare compresa tra Casale Monferrato e Asti, proprio in corrispondenza delle dolci colline dove si trovano le vigne di Tenuta Montemagno.

È risaputo che il Grignolino è un vino di nicchia, dalla solida tradizione, ma dalla produzione impegnativa. A riprova di quanta maestria richieda la messa a dimora e l’allevamento delle sue vigne, il territorio del Monferrato è rimasto l’unico in cui viene coltivata questa varietà, sia per le caratteristiche morfologiche del terreno, sia per quelle pedoclimatiche. In passato, l’uva del Grignolino veniva coltivata anche in Lombardia e Veneto; con l’affinamento dei metodi produttivi e la ricerca della massima qualità, il “vino dal diminutivo” (così spesso viene chiamato) ha scelto un territorio aspro, assolato, ma capace di fare tesoro della brezza marina proveniente da Sud, per mantenere intatta tutta la delicatezza degli aromi.

Per lo staff di agronomi ed enologi di Tenuta Montemagno, ogni sfida è motivo di impegno e dedizione. In questo caso la scommessa è chiara: fare di un “vino dal diminutivo”, un grande vino. Con la consueta esperienza e passione viene prodotto Ruber, un Grignolino d’Asti D.O.C. con uve di Grignolino 100%.
Vino dal colore rosso rubino (da qui il nome di battesimo), gentile e intrigante, elegante e dalla spiccata personalità, pronto a regalare al palato una variopinta trama tannica, un gusto secco e asciutto di fenomenale persistenza gustativa.
A discapito del suo diminutivo, in un calice di Grignolino, ritroviamo un pezzo importante della storia enologica piemontese, un rosso dal carattere affabile, in grado di introdurci all’ora dell’aperitivo se servito fresco, ma anche di fare da contraltare ai più classici piatti della tradizione monferrina come i formaggi piemontesi poco stagionati, la Muletta (salame tipico di questa zona) o gli agnolotti.

Per valorizzare al meglio l’esperienza degustativa, accompagniamolo dunque a pietanze che non ne coprano le complesse note aromatiche e il delicato equilibro al palato.

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