Articolo redatto in collaborazione con Roberto Nantiat, enologo di Tenuta Montemagno
Degustare un buon vino è l’atto conclusivo di una sublime storia d’amore. Una storia che unisce l’uomo e la natura, la passione per la coltivazione delle vigne e l’accettazione di questa attenzione da parte della natura. Ma quanto lavoro c’è dietro un calice di vino? Si tratta di un lavoro che dura mesi, a volte anni se consideriamo il tempo necessario a ottenere vini invecchiati 3, 4, 5 anni e più.
Proseguiamo quindi il percorso iniziato tre mesi fa, alla scoperta di ciò che ha riservato l’estate 2022 alle vigne di Tenuta Montemagno e quali lavori siano stati svolti in questa stagione, sia fra i filari sia in cantina.
Precisiamo che questo articolo è stato redatto a vendemmia iniziata; una vendemmia anticipata, causa le particolari condizioni del tempo (come vedremo in seguito), iniziata con le uve Sauvignon alle quali seguiranno le uve Barbera, questa volta il raccolto sarà volutamente anticipato, destinate e dare vita ai TM Brut, il Metodo Classico di Tenuta Montemagno.
Il 2022 è destinato a entrare negli annali come un anno particolarmente avaro di acqua. Poche piogge, anzi pochissime, che hanno determinato un clima estremamente secco e difficile per le vigne. Così, in Tenuta Montemagno, si è intervenuti con la rippatura, ossia la lavorazione del terreno compatto mediante una serie di tagli verticali volti a eliminare il rischio di croste secche in superficie e ad agevolare il drenaggio idrico in caso di piogge. Le piogge sono arrivate, anche se non copiose, nella seconda metà di agosto e la rippatura eseguita nei vigneti ha aiutato l’assorbimento delle precipitazioni.
Un altro intervento eseguito quest’anno fra i filari di alcune vigne, è stato un diradamento precoce; questo ha consentito di equilibrare il rapporto vegeto-produttivo, cioè il bilanciamento fra massa fogliare e quantità di uva. La siccità registrata quest’anno ha evitato operazioni di trinciatura, eseguite di norma per rimuovere le erbacce tra i filari delle viti.
Mentre in vigna si lavorava per facilitare l’assorbimento della pioggia che a lungo si è fatta attendere, in cantina si è proseguito con l’imbottigliamento iniziato nel corso della primavera. Nobilis, Invictus, Austerum e Mysterium passati dalle cisterne alle bottiglie, per lasciare il posto al raccolto della vendemmia 2022.
Ogni stagione è importante per i vigneti e per il raccolto dei loro frutti. Tante le attenzioni da dedicare alla natura, ascoltandola e osservando i suoi comportamenti, i suoi segnali. Ogni anno, poi, ha caratteristiche uniche tali per cui il lavoro dell’uomo diventa, di volta in volta, necessario e d’importanza vitale per arrivare a una vendemmia e a un prodotto finale all’altezza delle aspettative.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2022/09/Timorasso_004_1920px.jpg12821920Rossana Gullihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngRossana Gulli2022-09-02 12:31:422022-09-02 12:31:45I lavori in vigna e in cantina: l’estate 2022
Articolo redatto in collaborazione con Roberto Nantiat, enologo di Tenuta Montemagno
Degustare un buon vino è l’atto conclusivo di una sublime storia d’amore. Una storia che unisce l’uomo e la natura, la passione per la coltivazione delle vigne e l’accettazione di questa attenzione da parte della natura. Ma quanto lavoro c’è dietro un calice di vino? Si tratta di un lavoro che dura mesi, a volte anni se consideriamo il tempo necessario a ottenere vini invecchiati 3, 4, 5 anni e più.
Scopriamo insieme quindi il lavoro che i tecnici enologi eseguono in Tenuta Montemagno nel corso delle stagioni affinché le viti, nel loro percorso di sviluppo e crescita, raggiungano le condizioni ottimali per produrre i grappoli dai quali si otterrà il buon vino da degustare.
Iniziamo questo percorso conoscitivo parlando della primavera. Una stagione importante e, a volte, critica, in quanto soggetta a sbalzi consistenti di temperatura (a volte col ritorno delle gelate), e periodi anche lunghi di siccità come è successo quest’anno nei mesi di Febbraio, Marzo e Aprile.
Senza l’acqua le piante rallentano la loro crescita, così in questo periodo i tecnici di Tenuta Montemagno hanno mantenuto alta l’attenzione a cogliere eventuali segni di sofferenza delle viti che, fortunatamente, non sono apparsi, segno di una coltivazione in condizioni di salute ottimali.
Maggio ha visto il ritorno della pioggia che ha portato nuova energia per la crescita dei germogli. Nell’attesa dell’arrivo della pioggia, fra aprile e i primi di maggio si è dato corso alla trinciatura e sfalciatura, cioè alla pulizia del terreno dall’erba. Un’operazione che favorisce un migliore assorbimento dell’acqua piovana ed elimina la competizione idrica tra la vite e l’erba. Queste operazioni sono eseguite esclusivamente con l’uso di attrezzi meccanici e senza chimica.
Fra maggio e giugno è stata eseguita una potatura verde, precisamente la spollonatura e la scacchiatura, con la rimozione dei germogli in eccesso. Questa operazione, ben calibrata, consente di equilibrare e favorire la ventilazione all’interno della massa fogliare, con il conseguente beneficio di ridurre la suscettibilità alle malattie fungine e aumentare la capacità di assorbimento dei raggi solari.
A partire da Marzo, con la ripresa vegetativa della vite, la vigna richiede un’attenta gestione della crescita e delle operazioni da effettuare, al fine di garantire il migliore equilibrio vegeto-produttivo e poter quindi arrivare in vendemmia con un prodotto di qualità.
Altrettanto si può dire per l’impegno richiesto nella gestione dei lavori di cantina. Per quanto riguarda i bianchi fermi di Tenuta Montemagno (Musae, Nymphae e Solis Vis), successivamente alle avvenute fermentazioni alcoliche, i vini sono stati mantenuti a contatto con i lieviti (affinamento sur lies) per circa sei mesi e imbottigliati all’inizio della primavera.
A seguire sono stati imbottigliati lo speziato e fresco Ruber (Grignolino) ed il morbido e intenso Violae (Monferrato rosso). Nel mese di Marzo è stato effettuato il tiraggio della Barbera vinificata in bianco, per produrre lo Spumante TM Brut. A questa operazione è seguito un mese circa di rifermentazione e rimarrà per i prossimi 24 e 36 mesi in affinamento sui lieviti.
I vini ancora presenti in cantina rimangono in affinamento, chi in vasca di acciaio (Austerum, Nobilis, Invictus) e chi in legno (Mysterium), in attesa del perfetto momento per essere messi in bottiglia.
Tanto il lavoro da svolgere in primavera e tanto è l’amore che doniamo per produrre vini nelle condizioni migliori per raggiungere le tavole di degustazione di tutto il mondo.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2022/06/TMM_vite.jpg12801920Rossana Gullihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngRossana Gulli2022-06-27 09:20:182022-06-27 09:20:21I lavori in vigna e in cantina: la primavera
Saremo presenti alla fiera di Düsseldorf con l’intera gamma vini e le nuove annate di Mysterium e Solis Vis
Tenuta Montemagno parteciperà a Prowein 2022, in programma a Düsseldorf dal 15 al 17 maggio, con l’intera produzione di vini e distillati: 3 etichette di bianchi, 7 di rossi, 3 di dolci, 3 spumanti e 5 grappe. In occasione della fiera, Tenuta Montemagno presenterà le nuove annate di due etichette: Mysterium (2017) e Solis Vis (2021).
Sarà proprio Mysterium 2017 la star di questo evento; la Barbera Superiore D.O.C.G. di Tenuta Montemagno sarà infatti presente sullo stand di “Mundus Vini” grazie alla gran medaglia d’oro ricevuta circa un mese fa.
“I costanti investimenti in vigna, in cantina e nello sviluppo di prodotti che siano rappresentativi del Monferrato, sono uno stimolo quotidiano per tutte le persone che lavorano in Tenuta Montemagno.” – afferma Tiziano Barea, presidente e CEO di Tenuta Montemagno. “Un impegno che spesso viene premiato e riconosciuto, in Italia e all’estero, attraverso premi e menzioni. Come per Mysterium 2017, che ha recentemente ottenuto la “Gran medaglia d’Oro” come “best of show – Barbera d’Asti” al 30esimo Grand International Wine Award MUNDUS VINI.
La vendemmia 2017 (20.000 bottiglie prodotte), è stata caratterizzata da caldo estremo e rare precipitazioni. Un’annata in generale molto soddisfacente per il Piemonte, dove le più importanti varietà autoctone si sono aggiudicate un punteggio considerato “eccellente”, di 5 stelle su 5, dalle più prestigiose autorità di analisi vitivinicola e agraria. Mysterium Barbera d’Asti Superiore è un vino unico, prodotto attraverso 3 differenti passaggi in legno: barrique, tonneaux e botte grande. Tre passaggi che per la vendemmia 2017 hanno esaltato in modo unico i profumi e le caratteristiche insite nell’uva Barbera quali freschezza, complessità aromatica e corpo.
Analisi chimica: 15% valore alcolico, 8,19 di acidità, 3,86 g/l livello di zucchero l, 80 mg/l anidride solforosa.
Solis Vis 2021
L’annata 2021 (10.000 bottiglie prodotte), è stata complessa da gestire a causa del ritardato arrivo della primavera. Si è avuta comunque un’eccellente annata per quanto riguarda l’uva Timorasso grazie alle pochissime precipitazioni e, in generale, grazie ad un’estate decisamente calda e asciutta che ha reso i profumi di pietra focaia e frutta bianca ancora più concentrati ed intriganti.
Analisi chimica: 14% valore alcolico, 5,6 g/l acidità, 1,0 g/l livello di zucchero, 83mg/l anidride solforosa.
Tenuta Montemagno a PROWEIN 2022 – pad. 15; stand B82
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2022/04/Malvasia_newsletter_header.jpeg480720Marco Mussinihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngMarco Mussini2022-04-26 12:01:322022-04-26 12:01:34Mysterium 2017 a Prowein 2022
Le Panchine Giganti (Big Bench) sono installazioni artistiche di Chris Bangle, un designer specializzato nel settore automobilistico di origine Canadese che ha lavorato per anni all’Ufficio Stile del gruppo Fiat di Torino. Trasferitosi nelle Langhe nel 2009, per la precisione a Clavesana, ha dato vita al progetto Big Bench, un’iniziativa indipendente mirata a sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni.
La prima Grande Panchina è stata realizzata nel 2010 sul terreno della Borgata a Clavesana. Dopo di essa altre panchine si sono aggiunte ed è nato il Big Bench Community Project (BBCP), un’iniziativa no profit.
Le attività del BBCP – a carattere esclusivo senza fini di lucro – prevedono sia il supporto tecnico a chi vuole costruire una nuova Grande Panchina ufficiale, sia la collaborazione con le eccellenze dell’artigianato locale per realizzare prodotti a esse ispirati, che possano dare un piccolo contributo all’economia e al turismo locali, nel segno dello spirito positivo che le Grandi Panchine portano in questa zona. Una parte del ricavato di ogni vendita, come le donazioni fatte da chi realizza una nuova panchina, sarà devoluta dal BIG BENCH COMMUNITY PROJECT ai Comuni coinvolti e destinata a sostegno delle comunità locali. (descrizione tratta dal sito https://bigbenchcommunityproject.org/ dove è possibile ottenere ulteriori informazioni su questo progetto).
Tutte le grandi panchine sono visitabili liberamente ed è possibile sedersi sopra di esse per godere del panorama che queste offrono e, soprattutto, vivere il cambio di prospettiva dato dalle dimensioni della panchina che fa sentire chi vi siede come un bambino, capace di meravigliarsi della bellezza del paesaggio con uno sguardo nuovo.
Ma dove si trovano le Big Bench del Monferrato e, più precisamente, qual è il percorso che partendo a Tenuta Montemagno permette di raggiungere queste installazioni? Questo articolo propone un itinerario “eno-turistico” per consentire agli ospiti e seguaci del nostro Relais di visitare le famose Grandi Panchine. Non potevano mancare poi alcuni suggerimenti dedicati ad assecondare il gusto e il sapore. Abbiamo quindi indicato qualche locale dove recarsi per pranzo o semplicemente per degustare un buon calice di vino.
Buona visita, e quando sarete sul posto, non dimenticate di scattarvi delle fotografie e di pubblicarle sui canali social con l’hashtag #DiscoverMonferrato.
Itinerario
Tenuta Montemagno
Big Bench #51 Castagnole Monferrato
Big Bench #68 Calliano
Big Bench #91 Grazzano Badoglio
Big Bench #107 Vignale Monferrato
Big Bench #146 Olivola
Big Bench #119 Camagna Monferrato
Big Bench #133 Fubine
Tenuta Montemagno
Totale km: 70 Km. circa
Durata percorso: un’ora e mezzo circa (percorso completo senza fermate)
Mezzo consigliato: Auto – Moto
CASTAGNOLE MONFERRATO
Iniziamo l’itinerario lasciando alle spalle Tenuta Montemagno e, all’imbocco della SP16, svoltiamo a destra, in direzione Montemagno. Attraversiamo l’abitato e, sempre mantenendoci sulla SP16, in pochi chilometri arriviamo a Castagnole Monferrato.
Il nome di questo paese, che conta poco più di 1.000 abitanti, è dovuto al nome dei boschi di castagni che un tempo ricoprivano le colline di questo territorio. Oggi i castagni hanno lasciato in larga parte spazio alla coltivazione della vite. È infatti qui, e in alcuni altri borghi limitrofi, che ha origine il Ruchè di Castagnole Monferrato, un vitigno autoctono che sta sempre più ottenendo attenzione e riconoscimenti anche a livello internazionale.
Per arrivare alla Grande Panchina #51 (del colore Rosso Ruchè, in onore del vino che da questo paese prende il nome), dobbiamo uscire dall’abitato e viaggiare lungo la SP 38 in direzione Calliano. Dopo 500 metri circa la troviamo, immersa fra i vigneti e in una posizione che offre un’eccellente visuale panoramica sulle colline circostanti.
(fotografia di Francesca Galbiati)
CALLIANO
Riprendiamo la SP38 in direzione Nord/Ovest fino a incrociare la SP29. Qui svoltiamo a sinistra e dopo qualche chilometro raggiungiamo il paese di Calliano. Arrivati alla Cappella della Madonna della Neve, appena fuori Calliano, troviamo un bivio. Girando a sinistra imbocchiamo Strada Perrone che ci porta alla Big Bench #68, la panchina gigante Bianca e Azzurra di Calliano.
Prima di raggiungere la Big Bench, facciamo due passi indietro e torniamo in paese. Calliano è, come molti altri luoghi del Monferrato e del Piemonte, famosa per il suo Palio degli Asini, che si tiene di norma a ottobre. Nella piazza del Palio si disputa la corsa tra gli asini ed i palafrenieri, che rappresentano i dieci rioni in cui è suddiviso il paese.
Specialità gastronomiche
Sempre legata agli asini, un’altra specialità di Calliano: gli agnolotti d’asino, una variante degli agnolotti piemontesi il cui ripieno è prodotto con la carne di questo animale. Un piatto che ben si abbina al Grignolino, vino tipico del Monferrato Astigiano prodotto con uve autoctone di questo territorio.
Sempre legata agli asini, un’altra specialità di Calliano: gli agnolotti d’asino, una variante degli agnolotti piemontesi il cui ripieno è prodotto con la carne di questo animale. Un piatto che ben si abbina al Grignolino, vino tipico del Monferrato Astigiano prodotto con uve autoctone di questo territorio.
> “Scopri il Grignolino di Tenuta Montemagno”
A Calliano possiamo fare una visita al Ciabot del Grignolin, un ristorante adagiato sulla Statale Asti-Casale, dove è possibile gustare i piatti tipici di questo lembo di terra abbinati ai vini tradizionali di queste località, Grignolino e Barbera d’Asti fra tutti.
Proseguiamo l’itinerario alla ricerca delle Panchine Giganti dirigendoci a Grazzano Badoglio. Percorriamo al contrario Strada Perrona; al primo bivio prendiamo la SP457var verso sinistra. Giunti a Moncalvo entriamo sulla SP30 e dopo un paio di chilometri entriamo nel paese di Grazzano Badoglio.
Qui è d’obbligo fare una visita all’antica abbazia Aleramica, fondata prima dell’anno 1000, e alla tomba di Aleramo I°, primo marchese del Monferrato. Di Aleramo e di Grazzano Badoglio abbiamo già scritto nel nostro primo articolo dedicato al territorio che circonda Tenuta Montemagno.
Dal centro del paese imbocchiamo via Mazzini, oltrepassiamo la chiesa di San Sebastiano, il cimitero e raggiungiamo così la Big Bench #91, di colore rosso vivo che offre una magnifica vista, gradevole e rilassante, sui vigneti e su Grazzano Badoglio.
Specialità gastronomiche
Il ristorante Il Bagatto è anch’essa una meta dove assaporare piatti tipici regionali e del territorio fra i quali i primi e il fritto Piemontese.
Ritorniamo sulla SP30 e giriamo a sinistra, in direzione Casorzo. Superato l’abitato di quest’ultimo percorriamo sempre la SP30 seguendo le indicazioni per Vignale Monferrato. Poco oltre il bivio con la SP50, che lasciamo alla nostra destra, vedremo sulla sinistra la Big Bench #107.
(foto di Serena Moretto – Gruppo Fotografi Monferrini)
La panchina gigante, che si trova sulla collina di fronte al paese di Vignale, è immersa fra le vigne. Ai suoi piedi una cassetta che può essere aperta e che nasconde un diario ove chiunque può scrivere un pensiero, un’impressione o un commento qualsiasi.
Per chi ama le forti emozioni, è assolutamente da vedere il panorama dell’arco alpino che si apre sul belvedere della terrazza della chiesa di San Bartolomeo, posta in cima all’altura di Vignale.
OLIVOLA
Proseguiamo il nostro tour fra le dolci colline del Monferrato alla ricerca delle Panchine Giganti sparse in questo territorio, raggiungendo il paese di Olivola e, successivamente, la Big Bench #146. Ritorniamo sulla SP68, quindi sulla SP30 in direzione Casorzo e, una volta raggiunto il bivio con la SP 30c svoltiamo a destra. Su questa strada ci manteniamo fino a raggiungere la SP48 (dove svoltiamo a sinistra) e quindi la SP42 (svoltiamo a destra). Raggiunto il centro di Olivola, che conta poco più di un centinaio di abitanti, dobbiamo prendere la via Cascine Girasole. Poco dopo la Taverna dei Sapori siamo arrivati.
(foto tratta dal portale TabUI)
La Big Bench di Olivola è di colore giallo oro (dipinta dall’artista Massimo Uberti), ed è decisamente luminosa e visibile. Da qui lo sguardo si estende su un panorama molto grande che comprende tre paesi e due colline. Su una di queste si può vedere la chiesa di San Pietro, eretta nel 1300 circa a celebrare e consacrare la vittoria dei Monferrini sui Saraceni che, sbarcati dalla Liguria, si spinsero nell’entroterra Piemontese e qui trovarono la sconfitta.
CAMAGNA MONFERRATO
Ripercorriamo a ritroso il percorso dalla Big Bench #146 fino alla SP42 che prendiamo svoltando a destra. Proseguiamo poi sulla SP46, attraversiamo il centro de La Frassinella; arrivati alla SP50 svoltiamo a sinistra e proseguiamo mantenendo la direzione per raggiungere le Cascine Madonna. Da qui possiamo spingerci sino alla Panchina Gigante #119 di Camagna Monferrato.
Il paese di Camagna Monferrato è di origini Longobarde e si trova proprio alle spalle della Panchina Gigante di colore verde e rosso che abbiamo appena raggiunto. Nell’abitato possiamo visitare la chiesa di Sant’Eusebio la cui datazione ci riporta alla fine del 1200.
FUBINE
(foto tratta dal portale TabUI
Concludiamo questo tour alla ricerca delle Big Bench attorno a Tenuta Montemagno, visitando Fubine che ospita la Panchina #133. Da Camagna prendiamo la SP72 per raggiungere a Cuccaro (qui, deviando dal percorso, è possibile visitare un’altra Panchina Gigante, la n°99), imboccare la SP74 e, prima del centro di Fubine seguire le indicazioni stradali per raggiungere la Big Bench di colore rosso bordeaux e avorio.
Fubine è una delle località della zona dove si trova il maggior numero di Infernot, le cantine scavate nella Pietra da Cantoni di cui abbiamo parlato in uno degli scorsi articoli . Per questo raccomandiamo una visita al paese alla ricerca anche di questi locali, diventati Patrimonio Unesco nel 2014.
Specialità gastronomiche
In paese è possibile deliziare il palato visitando il ristorante ai Due Olmi, che propone una cucina tradizionale del Monferrato abbinata a vini del territorio. All’interno del ristorante è inoltre possibile visitare un Infernot perfettamente conservato.
Ristorante ai Due Olmi Ro.Ma
Via Pietro Longo 14
15043 Fubine AL
Tel. 389 555 9359
Il Monferrato è una terra estremamente ricca di luoghi storici e artistici. Ci auguriamo che la lettura di questo articolo dedicato alle Panchine Giganti sia stato piacevole, emozionante e che sia fonte d’ispirazione per una gita primaverile o estiva. In questo caso, ricordatevi di fare dei selfie vicino alle panchine visitate e di pubblicarle sui canali social con l’hashtag #DiscoverMonferrato.
Nel redigere questo articolo abbiamo utilizzato alcune immagini prese da Internet. Se qualcuno ritiene di detenere i diritti di una o più di queste foto, e non gradisce che siano utilizzate da altri, lo preghiamo di scriverci per chiederne la rimozione.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2022/04/Big-bench-Grazzano-Badoglio.jpg400600Marco Mussinihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngMarco Mussini2022-04-12 14:11:372022-04-12 14:15:34Alla scoperta delle Big Bench nel Monferrato
Ruchè di Castagnole Monferrato: una DOCG da conoscere
Decanter, il prestigioso media internazionale dedicato al mondo del vino, ha recentemente pubblicato un articolo dedicato al Ruché di Castagnole Monferrato, definito un piccolo tesoro fra le DOCGItaliane e Piemontesi. Un vino assolutamente da scoprire, ottenuto da un’uva rossa rara e preziosa, coltivata in un fazzoletto di territorio compreso fra sette comuni della provincia di Asti.
Qui solo 30 coltivatori e 27 cantine possono etichettare le loro bottiglie con la nomenclatura DOCG.
L’editoriale è stato accompagnato da una serie di degustazioni, fra le quali anche quelle dedicate ai nostri Nobilis e Invictus, che hanno ottenuto entrambi 90 punti di valutazione.
Qui è possibile leggere l’articolo originale pubblicato su Decanter.
Per chi invece desidera scoprire subito i nostri Ruchè, di seguito i link per vistare le pagine dedicate sul nostro shop online.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2022/02/vigna-panorama-mattina-1_112.jpg12821920Marco Mussinihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngMarco Mussini2022-02-15 15:59:422022-02-15 15:59:45Dicono di noi – Decanter
Percorrendo le strade del Monferrato è facile incrociare cartelli che indicano “Circuito degli Infernòt”, indicazioni che ci portano a scoprire queste costruzioni tipiche del territorio, entrati a far parte del patrimonio Unesco nel 2014. Si tratta di ambienti sotterranei costruiti nei livelli inferiori di comuni abitazioni, scavando la pietra da cantoni (tufo), una roccia arenaria presente unicamente in questa porzione di Piemonte.
Gli Infernòt sono caratterizzati dall’assenza di luce e aerazione diretta e sono adibiti solitamente a cantina o dispensa. Ciò che li distingue dalle tradizionali cantine, che si trovano generalmente a un livello sotterraneo inferiore, è il loro utilizzo concentrato soprattutto sulla conservazione del vino imbottigliato.
Gli Infernòt furono costruiti quasi tutti da contadini senza alcuna nozione di ingegneria o architettura, ma sono ancora intatti grazie alla solidità e alla particolare resistenza del materiale di scavo. Visitarli è un percorso che consigliamo vivamente, perché si tratta di scoprire qualcosa di unico.
Il cuore del territorio degli Infernòt comprende i comuni della valle Ghenza – Rosignano Monferrato, Sala Monferrato, Cella Monte, Cuccaro, frazione Moleto di Ottiglio, Frassinello Monferrato, Olivola, Sala Monferrato, Vignale Monferrato, Camagna Monferrato e Fubine.
Questo secondo articolo, dedicato al territorio del Monferrato, “disegna” la mappa di alcuni paesi dove è possibile visitare gli Infernòt: mete tutte facilmente raggiungibili da Tenuta Montemagno, in auto o con la motocicletta. Per ciascuna località abbiamo aggiunto qualche indicazione paesaggistica o artistica di rilievo, come le Big Bench (panchine giganti), installazioni artistiche ispirate al progetto dell’americano Chris Bangle, per valorizzare Monferrato. Sono i punti di un viaggio di esplorazione “dall’alto”, perché il paesaggio che si può ammirare seduti sulla Big Bench toglie davvero il fiato!
Non potevano mancare poi alcuni suggerimenti dedicati ad assecondare il gusto e il sapore. Abbiamo quindi indicato qualche locale dove recarsi per pranzo o semplicemente per degustare un buon calice di vino.
Buona visita, e quando sarete sul posto, non dimenticate di scattarvi delle fotografie e di pubblicarle sui canali social con l’hashtag #DiscoverMonferrato
Itinerario: Cella Monte – Cuccaro e Lu Monferrato – Fubine – Vignale Monferrato
Il paese di Cella Monte, raggiungibile da Tenuta Montemagno in mezz’ora circa percorrendo le strade provinciali 52, 50 e 42 in direzione nord, si trova tra Casale Monferrato e Alessandria, nel cuore dei Paesaggi Vitivinicoli del Monferrato, patrimonio dell’Unesco dal 2014 insieme a quelli di Langhe e Roero.
Cenni storici
Passeggiando fra i vicoli del paese è facile trovare conchiglie incastonate fra i muri delle case, tracce di quel mare che una volta, nella preistoria, ricopriva queste colline. È proprio dal mare che deriva la pietra arenaria nella quale sono scavati gli Infernòt: la Pietra da Cantoni. Tutto il paese è realizzato sfruttando questa particolare pietra, che dona agli occhi del turista quel colore giallo caratteristico e molto gradevole, chiaro ma dai toni caldi.
A Cella Monte, nel Palazzo Volta, ha sede l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni.
Un luogo dove è possibile approfondire la conoscenza su questa particolarità del Monferrato. Il Palazzo Volta è anche un monumento d’interesse storico e artistico ed è visitabile su prenotazione (https://www.ecomuseopietracantoni.it/info-utili/).
Anche la Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, le cui origini risalgono al 1299, val bene una visita. Al suo interno sono conservate opere di Pietro Ivaldi e altri pittori italiani.
Riprendendo la strada e spingendosi poco più a nord del paese, si raggiunge Rosignano Monferrato, nelle cui vicinanze si può osservare la Big Bench (panchina gigante) nr. 41, Rosso Grignolino.
CUCCARO E LU MONFERRATO
Proprietà Araldica Civica
Lasciandosi Cella Monte alle spalle e proseguendo lungo la SP 50 dapprima e la SP 66 poi, si raggiungono i paesi di Cuccaro e Lu Monferrato. Una volta i due abitati erano divisi, ma dal 2019 sono stati fusi in un unico comune.
Cenni storico artistici
I sentieri che collegano, fra colli e vigneti, Cuccaro e Lu Monferrato, consentono di godere dei bellissimi panorami del circondario. Passeggiando fra i vicoli del borgo di Lu, si possono scoprire torri antiche – la Torre che fa parte del gruppo di Torri segnalatorie con quella di Viarigi, e viste piacevoli quanto inusuali sui tetti del paese.
Nei pressi dei due centri si trovano due panchine giganti. Una, la nr. 99, è la Big Bench di Cuccaro. Circondata da ampi campi di lavanda, che fra giugno e luglio fioriscono offrendo uno spettacolo che nulla ha da invidiare ai manti lilla Provenzali. La panchina di Cuccaro è, ovviamente, color lavanda.
A Lu, in località Mirabello, si può invece scorgere la Big Bench nr. 98, dai toni intensi blu e giallo.
Nell’abitato di LU, in piazza di San Valerio, ha sede Casa Raffaldi, dove si trova uno degli Infernòt più belli della zona: molto antica, con soffitti a cassettoni e un pozzo profondo 60 metri. Nella zona sotterranea si trova la cantina dove si vedono ancora le fondamenta della costruzione, con archi a sesto acuto. Scendendo ulteriormente si giunge in un profondo Infernòt, la gemma di questa abitazione. Secondo quanto narra il padrone di casa, un tempo era chiuso da un muro che, una volta abbattuto, ha rivelato ciò che si celava dietro ad esso: un lago azzurro di acqua sorgiva. Oggi è perfettamente asciutto, illuminato e percorribile. Consigliamo vivamente tutti coloro che desiderino visitare l’Infernòt Raffaldi, di verificare l’accessibilità contattando direttamente la famiglia.
Specialità gastronomiche
Se andar su e giù per i colli del Monferrato vi ha fatto venire fame, potrete trovare adeguato ristoro al Ristorante La Commedia della Pentola, nella frazione Borghina di Lu. Il ristorante offre agli ospiti un’atmosfera rustica e una cucina fantasiosa, realizzata con ingredienti locali, per lo più a chilometro zero.
Il paese di Fubine è vicino a Cuccaro Monferrato e lo si raggiunge velocemente percorrendo la SP 74. Il paese è collocato a mezzavia fra le colline e la pianura, sempre in provincia di Alessandria.
Cenni storico artistici
Qui si trova la maggiore concentrazione di Infernòt. Ne sono stati censiti oltre 50 e grazie a un progetto di valorizzazione del territorio, ne sono stati recuperati alcuni di pregevole importanza, come quello sotto il palazzo del Comune e quello denominato l’Infernòt degli Angeli, entrambi aperti per visite durante tutto l’anno.
A Fubine è visitabile anche il castello (Palazzo Bricherasio), le cui prime tracce di esistenza risalgono al 1041, in un documento firmato dall’Imperatore Enrico III. Altrettanto interessante il Giardino Pensile, realizzato, probabilmente, prima del 1800. La narrazione vuole che vi si trovassero piantate diverse specie di alberi, tra cui alcune Palme e una Sofora tuttora verdeggianti.
Specialità gastronomiche
Se non avete ancora soddisfatto il piacere del gusto e della gola, dovete assolutamente fare un salto al ristorante ai Due Olmi. Qui, oltre a poter deliziare il palato con piatti della cucina tradizionale monferrina e degustare i vini del territorio, potete visitare un Infernòt perfettamente conservato
Ristorante ai Due Olmi Ro.Ma
Via Pietro Longo 14
15043 Fubine AL
Tel. 389 555 9359
VIGNALE MONFERRATO
Proprietà Araldica Civica
Percorrendo la SP 50, in pochi minuti si raggiunge Vignale Monferrato, un piccolo gioiello arroccato su un’altura, abitato da meno di 1000 persone ma colmo di numerose ricchezze paesaggistiche e storiche.
Cenni storico artistici
Dalla terrazza della chiesa di San Bartolomeo, posta in cima all’altura di Vignale, è possibile osservare, nelle giornate più terse, il possente arco alpino sul quale si affaccia il belvedere: dall’Appenino Ligure all’estrema sinistra, alla cima appuntita del Monviso al centro fino, a destra, allo splendido gruppo del Monte Rosa.
A Vignale Monferrato si trovano importanti e originali Infernòt. Da visitare assolutamente l’Infernòt Belvedere, che prende il nome dal Belvedere Melvin Jones, fondatore del Lions Club International, e l’Infernòt di Palazzo Callori (Conti di Vignale), un imponente edificio dalle fondamenta medievali, oggi sede dell’Enoteca Regionale del Monferrato, dove l’utilizzo della pietra da cantoni è osservabile anche sui muri esterni.
Infernòt Belvedere e facciata palazzo Callori
Il Monferrato è una terra ricca dal punto di vista storico artistico, capace di donare tante emozioni. Ci auguriamo che questo tour, dedicato agli Infernòt e alle Panchine Giganti, sia stato piacevole quanto emozionante per tutti quelli che hanno voluto scoprirlo.
#DiscoverMonferrato
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https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/11/tmm_infernot_BigBench_nov2021_1.jpg12801920Rossana Gullihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngRossana Gulli2021-11-05 14:27:072021-11-05 14:27:09Il Monferrato, fra Infernòt e Big Bench – panchine giganti
Quando raccontiamo il Grignolino ne valorizziamo l’origine contadina perché qui, nel Monferrato, nelle vigne, è stato tra le prime uve ad essere coltivate. Era infatti il vino piemontese per antonomasia, fatto per il bere quotidiano.
Il Grignolino è un vitigno autoctono originario della fascia collinare compresa tra Casale Monferrato e Asti. Non è una varietà facile da lavorare e il vino che ne risulta ha un livello di tannino che sembra in contrasto con il colore e il bouquet. Anche la vinificazione in fase di produzione è essere complessa ma ripaga con un vino originale, caratteristico e imprevedibile, in grado di affascinare per le sue proprietà e il gusto che per certi aspetti potrebbe ricordare il Pinot nero.
Il profilo gustativo del Ruber si presenta con tratti caratteriali del vino disimpegnato, assai versatile in termini di abbinamenti gastronomici, con un discreto volume palatale, un tannino presente ma non aggressivo, un finale giustamente asciutto, secco e con una buona corrispondenza fruttata sulle note percepite in analisi olfattiva.
Il tannino è quindi la chiave di interpretazione e di scoperta del Ruber, il Grignolino d’Asti in stile Tenuta Montemagno.
Il percorso degustativo del Ruber, coltivato e vinificato in Tenuta Montemagno, parte da vigneti che hanno un’età media superiore ai 30 anni, con forma di allevamento guyot ed esposizione sud, sud-ovest. Il terreno è argilloso calcareo con marne ricche di limo e ph alcalino, con forte ritenzione idrica.
Tutte le lavorazioni in vigna sono condotte manualmente e il sistema di coltivazione è eco-sostenibile, sempre secondo la filosofia di Tenuta Montemagno che mette al primo posto l’uva e le sue peculiarità.
Appena i grappoli di Grignolino vengono portati in cantina in piccole cassette, iniziano le fasi di diraspatura e pressatura, seguite dalla fermentazione e breve macerazione per un’estrazione leggera di tannini. La fermentazione avviene a temperatura controllata di 22° gradi C. L’attento processo di vinificazione e fermentazione, che nella nostra cantina è svolto con processi tecnologici di altissimo livello, fa’ si che il vino incanti l’analisi visiva con un rosso brillante, a cui si ispira il nome Ruber.
L’incantevole colore è ben supportato dal bouquet che regala note di rosa appassita, fragolina di bosco e bacche selvatiche: un profumo che ricorda il sottobosco. L’altra sorpresa è al palato: un tannino presente ma non aggressivo, leggero che conduce ad un finale in cui le note olfattive si uniscono alla struttura e alla persistenza gustativa.
Ruber è l’interpretazione qualitativa, contemporanea e fresca del Grignolino d’Asti. Un vino di identità e piacevolezza, versatilità e carattere, dal tannino che diventa carezza al palato ed equilibrio nel bicchiere.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/07/uva_header.jpg12801920Rossana Gullihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngRossana Gulli2021-07-28 11:16:162021-07-28 11:16:18Ruber: Il Grignolino d’Asti e la delicatezza del tannino
Il Monferrato è un’area piuttosto ampia, di natura prevalentemente collinare, compresa quasi esclusivamente all’interno delle provincie di Asti e Alessandria. Il suo territorio è suddiviso in tre aree ben distinte: Basso Monferrato, Monferrato Astigiano (dove si trova Tenuta Montemagno) e Alto Monferrato.
Tutta l’area è ricca di luoghi da visitare d’interesse storico, artistico e, naturalmente eno-gastronomico.
Parlare di territorio vuol dire anche esserne parte integrante, conoscerlo e promuoverlo.
È proprio per questo che in Tenuta Montemagno Relais & Wines abbiamo deciso di dare vita ad un’iniziativa di diffusione della conoscenza del Monferrato, creando itinerari da percorrere facilmente, e in giornata, sfruttando la favorevole posizione della Tenuta, per chi lo desidera, come luogo di partenza e arrivo.
Si tratta di itinerari nei quali forniamo alcuni suggerimenti sui luoghi da visitare, ma che non sono assolutamente da considerarsi esaustivi per tutto ciò che si può vedere o fare nelle località indicate.
Lasciamo allo spirito di chi vorrà seguire questi nostri suggerimenti attenersi solo a quanto descritto negli articoli, oppure spingere la propria curiosità oltre la collina all’orizzonte.
Iniziamo quindi con il primo itinerario che si sviluppa lungo un percorso di 35 Km. circa, toccando i principali paesi dell’area circostante la Tenuta. Per ciascuna delle località indicate, abbiamo fornito qualche indicazione storica, sulle particolarità da vedere e sulle specialità da “gustare”.
Ci auguriamo che questa iniziativa sia di gradimento e invitiamo coloro che faranno questo e i prossimi percorsi, a fare fotografie, magari vicino ai luoghi indicati nell’articolo e a pubblicarle sui canali social con l’hashtag #tenutamontemagno#DiscoverMonferrato
Iniziamo dal paese cui la Tenuta prende il nome: Montemagno. Osservando il panorama dal piazzale della cantina o dalla piscina, il paese si trova esattamente a Sud-Ovest. Riconoscibile facilmente anche da diversi km di distanza grazie alla merlatura delle antiche mura, il borgo di Montemagno si raggiunge in una manciata di minuti d’auto.
Cenni storici
Qui ha sede un imponente castello, uno dei meglio conservati dell’Astigiano, eretto nel X secolo, oggi proprietà privata, visitabile su richiesta attraverso il portale del comune di Montemagno.
L’impianto medievale del paese, unico nel Basso Monferrato, è ancora oggi ben visibile: dalla prima fortificazione, divenuta poi l’imponente castello coronato da merlatura ghibellina, si diramano a raggiera, dai resti delle mura, dodici vicoli chiusi a disegnare il “recinto vecchio”.
Percorrendo i vicoli del centro storico, si giunge in Piazza San Martino dominata dalla chiesa dell’Assunta e dalla maestosa scalinata a tre terrazze, in stile barocco, che richiama il disegno della celebre scalinata di Piazza di Spagna a Roma.
Immagine tratta dal sito del Pastificio Baracco (https://pastificiobaracco.it/)
Specialità
Dopo aver visitato il centro di Montemagno, è d’obbligo fare una tappa al Pastificio Baracco, dove vengono prodotti pasta fresca, pasticceria e condimenti che sono distribuiti quotidianamente in tutto il Piemonte.
Assolutamente da non perdere i famosi “Agnolotti Monferrini” (da provare con ragù bianco), per cui Pastificio Baracco è conosciuto in tutto il nord Italia.
Pastificio Baracco
Via Casale 32, Montemagno
Tel. 0141/63329
Cucina tipica
Il ristorante La Braja offre una cucina tipica regionale e Monferrina, legata alle tradizioni storiche del luogo. La capacità del locale, nella zona giardino, è di 60 coperti circa.
Ristorante La Braja
Via San Giovanni Bosco, 11, Montemagno
Tel. 0141/653925
CASORZO
Da Montemagno ci spostiamo verso Casozo, attraverso il paese di Grana su una strada che permette di godere della visione panoramica delle Colline del Marchesato e dei borghi con un suggestivo itinerario a valenza storica, artistica, paesaggistica e, ovviamente, enogastronomica.
Cenni storici
Le origini di Casorzo risalgono a molto tempo fa. L’insediamento e lo stesso nucleo della popolazione Casorzese vantano origini che risalgono all’epoca celtica, quando alcuni fabbricanti di formaggi, da Plinio chiamati Casurciulli, si riunirono, per motivi di difesa all’altura che da loro prese il nome: Casurcium o Casurtium.
Nel centro del paese si può visitare la parrocchia di San Vincenzo martire, di stile barocco, realizzata nel 1730 e situata in posizione dominante sul sito del castello ormai scomparso. Il sagrato ospita un maestoso ippocastano bicentenario (tra gli alberi monumentali piemontesi), ritratto in un quadro conservato all’interno della chiesa.
Luoghi d’interesse
Immagine tratta da Mezzopieno News (https://mezzopieno-news.tumblr.com/post/173475498826/il-ciliegio-nato-sopra-il-gelso-la-natura)
Una tappa assolutamente da non perdere è il Bialbero di Casorzo, un rarissimo esemplare di ciliegio cresciuto sulla sommità di un gelso. Entrambe le piante sono vive e godono ottima salute tanto che ogni anno regalano una splendida fioritura diversificata.
Ottima area panoramica immersa nelle colline del Monferrato presenta tavoli e panchine, perfette per un picnic, una pausa all’ombra del particolare albero, o perché no, per un aperitivo diverso dal solito con un bel TM Brut 24 mesi.
Casorzo è inoltre nota per aver dato il nome a una Malvasia (per l’appunto la Malvasia di Casorzo).
Un vitigno autoctono coltivato in una zona molto delimitata del territorio che abbraccia cinque comuni in totale. La nostra Tenuta è compresa in questo territorio e, infatti, produciamo tre vini dolci con questo vitigno (Dulcem, Nectar e TM Roses), e un distillato, la grappa Argentum XLV.
Se volete dunque respirare i sentori super aromatici di questo prezioso vino, consigliamo quattro passi nei suggestivi vigneti che circondano Casorzo.
GRAZZANO BADOGLIO
Cenni storici
Riprendendo la strada panoramica della Colline del Marchesato a Casorzo e procedendo verso nord, si raggiunge il paese di Grazzano Badoglio.
Qui, nel 961, fu fondata l’antica abbazia Aleramica dal primo Marchese del Monferrato, Aleramo. L’edificio, oggi sede di una parrocchia del paese è di particolare rilevanza architettonica. Della prima costruzione sono ancora visibili la torre campanaria romanica; il porticato della vecchia casa parrocchiale con balconcino; il chiostro, oggi ristrutturato e riportato agli antichi splendori e, infine, l’abside di forma ottagonale.
Un altro sito d’interesse storico è rappresentato dalla tomba di Aleramo I°.
La leggenda narra che Ottone I°, allora Imperatore del Sacro Romano Impero, concesse ad Aleramo tanto territorio quanto egli fosse riuscito a percorrerne cavalcando senza sosta. Questo territorio corrisponde al Monferrato e il nome deriva da “mun“(mattone) e da “frà” (ferrare), ovvero dai mattoni utilizzati per ferrare i cavalli che Aleramo cavalcò.
Luoghi d’interesse
Il territorio comunale di Grazzano Badoglio ospita una delle panchine giganti del progetto artistico Big Bench. L’iniziativa, nata nel 2010 da un’idea del designer americano Chris Bangle, ha l’obiettivo di sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala. Numerose le installazioni presenti in Piemonte e, in particolare nell’alta Langa. L’installazione di Grazzano Badoglio, di un deciso colore rosso, è stata inaugurata a luglio 2020 e si trova si trova in contrada Cornaleto.
Cucina tipica
Il ristorante Il Bagatto è una meta dove assaporare piatti tipici, soprattutto i primi e il fritto Piemontese, della cucina regionale.
Ristorante Il Bagatto
Piazza Cotti 17, Grazzano Badoglio
Tel. 0141/925110
ALTAVILLAMONFERRATO
Cenni storici
Riprendendo la strada e percorrendo verso oriente, in sequenza, le strade provinciali 30b, 42, 30 e 52, si giunge ad Altavilla Monferrato, un altro borgo di questo lembo di territorio.
Qui ha sede la distilleria Mazzetti d’Altavilla, un’azienda che prende il nome dalla famiglia Mazzetti, fondata ben 175 anni fa e nota a livello nazionale e internazionale per i suoi distillati.
La distilleria è visitabile (si consiglia la prenotazione) ed è una tappa consigliata per gli amanti delle grappe e dei liquori, ma anche per chi desidera gustare dolci e cibi profumati con i preziosi distillati dell’azienda, o provare le creme di bellezza con essenze di grappa.
Mazzetti d’Altavilla
Viale Unità D’Italia 2, Altavilla Monferrato
Tel. 0142/926147
VIARIGI
Cenni storici
Proseguiamo il viaggio verso l’ultima tappa: Viarigi. Che si trova fra Altavilla e Montemagno.
Il paese è “aggrappato” alla collina e le case e le strade si adeguano a questa caratteristica, con scale, sottoportici, ripidi tornanti, muraglioni. Il simbolo di Viarigi è la torre di avvistamento, di origine medioevale, che domina dall’alto il paese e il territorio circostante. Costruita intorno al 1320, la torre fa parte di una rete di difesa e di comunicazione, basata su un sistema di torri e punti ben visibili dalle colline circostanti (comprendente anche Montemagno, Grana, Casorzo, Grazzano, Moncalvo e Rinco, a nord, Vignale, Carnagna, Lu, San Salvatore a sud). Sottoposta nel corso dei secoli a numerosi interventi murari, la torre dei segnali è visitabile ogni ultima domenica del mese da aprile a ottobre.
Consigliamo vivamente una visita alla torre. Dalla sua sommità si può godere della vista mozzafiato su tutto il territorio Monferrino.
Deda84, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Dopo la visita alla torre, rientrare alla Tenuta Montemagno è semplicissimo, anche perché la strada che ci riporta verso il paese si trova esattamente di fronte alla collina su cui si stagliano le antiche mura dell’azienda.
Leggende e racconti
Ilpatrono di Viarigi è Sant’Agata a cui è dedicata la Chiesa principale del Paese dove possiamo ammirare sul sagrato la statua del Beato Don Luigi Variaria, missionario salesiano in Sudamerica e grande appassionato di musica. Proprio intorno a Sant’Agata è avvolta una delle due leggende popolari di questo paese. Imboccando il Sentiero Cerola partendo dalla vicina Fubine si può andare alla ricerca del luogo dove probabilmente venne seppellita la Santa. Secondo la narrazione popolare infatti Sant’Agata aveva diversi fratelli e sorelle. Per ognuno di loro vennero costruite delle piccole chiesette e cappelle.
Di Viarigi però sentirete parlare anche dei “Magnetisà” e di un particolare sacerdote che a metà del ‘800 fece parlare molto di sé finendo per essere condannato per eresia ed allontanato dalla comunità insieme ad una misteriosa Madonna Rossa. Secondo le credenze Don Antonio Grignaschi, originario della Val d’Ossola, oltre ad essere un uomo carismatico e di bell’aspetto era in grado di smuovere il cuore dei suoi fedeli grazie ad un fluido magnetizzante contenuto in un anello. Per più di cent’anni si è cercato di mettere a tacere questa storia.
Il Monferrato è una terra fatta di emozioni e storia, ci auguriamo dunque che questo piccolo tour sia stato piacevole quanto emozionante per tutti quelli che hanno voluto scoprirlo.
#tenutamontemagno
#DiscoverMonferrato
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/07/castello_Montemagno.jpg12801920Rossana Gullihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngRossana Gulli2021-07-13 14:39:292021-07-28 10:22:53Il territorio attorno a Tenuta Montemagno Relais & Wines
Tenuta Montemagno offre un’interpretazione eclettica della Malvasia di Casorzo DOC, uno dei più antichi vitigni autoctoni del Monferrato, rappresentante di quella eccellenza enologica che è propria di questo lembo di Piemonte e che viene coltivato nel comune di Casorzo in provincia di Asti.
E’ un’uva a bacca nera, aromatica la cui produzione è limitata e il vino che se ne ottiene lascia un dolce ricordo ai suoi degustatori, grazie alla sua aromaticità.
Le origini del vitigno, come spesso accade per gli autoctoni, si perdono nella notte dei tempi. Alcuni testi ne fanno risalire l’arrivo in Piemonte al XIII secolo, mentre la registrazione nel Catalogo Nazionale Varietà di Vite è del 1968, per una superficie coltivata di soli 107 ha.
La Malvasia di Casorzo DOC rientra nella famiglia dei vitigni aromatici e si caratterizza per profumi di elevata finezza con spiccate note fruttate e floreali a ricordare la rosa, la pesca, l’albicocca e il lampone. La persistenza al naso, ma anche al palato, è un’altra peculiarità di questo vitigno, mentre il colore ben rappresenta la gamma dei rossi: dal rosso rubino al cerasuolo, fino alle tonalità più vicine al petalo di rosa in base alla vinificazione compiuta.
I vigneti della Malvasia di Casorzo sono tutti localizzati nella parte medio-alta delle colline attorno al paese, in modo da avere una migliore esposizione ai raggi solari e meglio difendersi dalle brinate primaverili.
Il vitigno Malvasia di Casorzo ha una vita piuttosto lunga ed offre produzioni abbondanti e costanti. Rispetto ad altri vitigni, dimostra una migliore resistenza ad agenti atmosferici quali grandine e gelo. Nella produzione di Tenuta Montemagno, le uve di questo vitigno concorrono per il 100% alla composizione di un vino rosso dolce ed aromatico, chiamato appunto Malvasia di Casorzo DOC., che viene vinificato in tre modi diversi: vinificata dolce pétillante, Dulcem, versione charmat spumante con il TMRoses e infine nel Passito Nectar, ognuno con uno stile riconducibile alla nostra Malvasia, ma con caratteristiche organolettiche differenti e specifiche.
DULCEM è la versione dolce pétillante, ottenuta con fermentazione naturale, prodotta con uve – 100% Malvasia di Casorzo, da vigne con esposizione sud – sud ovest. La piacevole bevibilità di questo vino la si deve alla sua fragranza, alla sua freschezza e al limitato contenuto alcolico di soli 5,5%/6% gradi, a seconda dell’annata.
La pressatura soffice e la fermentazione isobarica in autoclave ne preservano i delicati aromi e amplificano le note di fragoline di bosco, lamponi, mirtilli e leggeri sentori di rosa selvatica. Il colore è rosso intenso con lievi riflessi purpurei. Al palato si presenta dolce e tannico allo stesso tempo, fresco e morbido, con una buona vivacità e sensazioni di frutti rossi, fragola e fiori freschi.
Gli abbinamenti ideali per il nostro Dulcem sono i dessert tipici della tradizione piemontese come il Bunet (budino al cioccolato cotto a bagno maria), la macedonia di pesche a polpa gialla e bianca con il gelato alla crema.
TM ROSES è la nostra Malvasia di Casorzo vinificata in purezza, spumantizzata con metodo Charmat e vinificata rosé e dolce, il cui contenuto alcolico è di circa 7% alc./vol.
Il colore rosa intenso con delicati riflessi rubino, introduce al tipico profumo di rosa che contraddistingue il vitigno, a cui si aggiunge la complessità aromatica dei lieviti in fase di presa di spuma. Al palato ritroviamo la dolcezza, la freschezza e la delicatezza con una decisa vivacità e piacevoli note di frutti rossi e fiori freschi.
L’abbinamento ideale per TM Roses? Crostate e torte a base di frutta fresca rossa, in particolare fragole, ribes e lamponi oppure come bollicina delle feste, dei pomeriggi d’estate, per la sua incredibile piacevolezza.
NECTAR è una Malvasia Rossa Passita, 100% Malvasia di Casorzo, ottenuta con appassimento naturale, selezionando pochi grappoli per pianta. L’appassimento avviene o tramite torsione del peduncolo, quando la stagione lo consente, oppure su graticci, seguiti da pressatura soft a fine anno. Inoltre, il processo di affinamento è caratterizzato da un andamento prefermentativo lento per 12 mesi in piccoli fusti di legno di rovere di secondo passaggio.
E’ un passito dalla grande struttura, dal colore rosso intenso. Il bouquet sprigiona sentori balsamici intensi, con note fruttate di fragoline di bosco, confettura di frutti rossi e delicate di sciroppo di mirtillo e frutta naturale.
Al palato è dolce, pieno ed armonico con struttura complessa e buon equilibrio tra dolcezza e freschezza. In chiusura, si ritrovano le delicate note di frutta matura e sciroppata avvertite in precedenza.
Gli abbinamenti? Da quelli più tradizionali come la piccola pasticceria, dolci con pasta mandorle o cioccolato, fino ai formaggi stagionati più saporiti.
Nectar si sposa perfettamente anche con la nocciola Tonda Gentile Piemonte IGP, coltivata nei ai 7 ettari di noccioleto di Tenuta Montemagno, esposti a Nord.
Il poker realizzato da Tenuta Montemagno con la Malvasia di Casorzo DOC non sarebbe completo se non citassimo anche la nostra grappa ARGENTUM XLV, nata dalla distillazione delle migliori vinacce di Malvasia di Casorzo, utilizzate per dare origine a una grappa morbida, di 40° Gradi Alcolici.
Distillata con tecniche antiche, questa grappa rivela profumi intensi di rose, lasciando al palato una delicata nota di dolcezza aromatica tipica del vitigno da cui trae origine.
Ideale come grappa da meditazione da gustare in purezza.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/03/calice_rosso_79222521_1920x1280.jpg12801920Marco Mussinihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngMarco Mussini2021-03-16 15:20:302021-05-20 10:00:58Il poker della Malvasia di Casorzo
Il tralcio che lega il Re dei vini piemontesi all’Impero Romano, affonda le proprie radici nell’albero genealogico della famiglia Barea, proprietaria di Tenuta Montemagno. Barolo Soranus prende, infatti, il nome da Quinto Marcio Barea Sorano, proconsole in Asia ai tempi dell’imperatore Nerone tra gli anni 50 e 60 D.C.
Ma i natali del Nebbiolo, vitigno da cui ha origine il Barolo, sono ancora più antichi e si perdono nella storia dell’antica Roma; le prime testimonianze sono di Plinio il Vecchio nel suo “Naturalis Historia” dove celebra i fasti vinicoli di un’uva coltivata sulle colline novaresi e di Columella, scrittore romano del 1 D.C. con la sua opera “De re rustica”, il più completo trattato sull’agricoltura dell’antichità. Un’uva dalle lontane origini che rappresenta il “vitigno da terroir per antonomasia” ed è estremamente sensibile alle differenti composizioni dei terreni, così come al clima. Il Barolo nasce nel cuore delle Langhe, in 11 comuni collocati in un territorio di rara bellezza, riconosciuto nel 2014 come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Tra questi 11 comuni, il più esteso è certamente quello di LA MORRA, ove hanno dimora le viti da cui produciamo il nostro Barolo Soranus.
Come tutte le uve di Tenuta Montemagno, anche per il nostro Barolo, la raccolta è rigorosamente manuale per preservare la salute dei grappoli e farli giungere in cantina il più salubri possibile. La fermentazione è di circa 20 giorni, cui seguono lunghi periodi di affinamento in legno (botti grandi e piccole) per almeno 24 mesi.
La scelta del territorio di LA MORRA, rispecchia la volontà di Tenuta Montemagno di creare vini dal grande carattere, importanti, ma caratterizzati dalla piacevolezza e dalla morbidezza, dall’eleganza e dalla finezza, dalla ricchezza del bouquet e dalla sua complessità.
Tutti elementi che ritroviamo nel Nebbiolo allevato in questo lembo delle Langhe e dovuti alle caratteristiche dell’area Tortoniana delle colline di LA MORRA, caratterizzate da un terreno marnoso / calcareo, in cui affondano le radici le vigne di oltre 40 anni.
Il risultato è un Barolo estremamente equilibrato, in cui si ritrovano le caratteristiche tipiche del Nebbiolo che cresce sulle colline di LA MORRA. Il colore è un rosso granato che vira sulle tonalità aranciate con l’invecchiamento, il naso è complesso e particolarmente ricco di sfumature: intense note di pepe nero, cannella e vaniglia, accompagnano un bouquet pieno di frutti rossi, lampone e ciliegie sotto spirito. Al palato ritroviamo la struttura data dai tannini, che esaltano le note dei frutti rossi, della liquirizia e delle spezie.
La scelta di Tenuta Montemagno di vinificare solo i migliori grappoli nelle annate più promettenti, rappresenta un valore assoluto per i nostri appassionati. Uno sforzo premiato con due Medaglie d’oro per l’annata 2013 al DWA (Decanter Worldwine Award) al Wine Hunter e per l’annata 2015 al Mundus Vini International Wine Competition.
Il legame con il territorio è evidente anche dalle assonanze con i due prodotti principi delle Langhe e del Piemonte: le nocciole e il tartufo, di cui ritroviamo intatti ed esaltati i profumi.
Gli abbinamenti ideali per accompagnare il “Re dei Vini…o il Vino dei Re”? Sicuramente il più nobile dei tuberi, il Tuber Magnatum o, più comunemente, Tartufo bianco e tutti i piatti della tradizione piemontese che lo vedono protagonista: tajarin, ravioli, battuta… ma non solo. Se pensiamo a un primo di origine piemontese, l’accompagnamento ideale è con Tajarin al tartufo o al sugo di arrosto.
Il Barolo si esprime al meglio con secondi piatti dal gusto corposo e importante, ottenuto con marinature e lunghe cotture. Stracotti e brasati di carni rosse e selvaggina come la lepre in salmì o la guancetta marinata nello stesso Soranus, rappresentano l’abbinamento che esalta il bouquet del Barolo di LA MORRA e i sapori forti delle portate.
Un connubio ardito ma dall’effetto gustativo? Un dessert a base di cioccolato fondente almeno all’80%.
Non lasciamoci però indurre da sperimentazioni azzardate e fusion: i tannini del Barolo poco amano la cucina molto speziata e il suo delicato bouquet entrerebbe in conflitto con i piatti particolarmente piccanti. Giampiero Vento, Chef Executive de “La Civettà sul comò” sarà capace di emozionare gli ospiti del ristorante del nostro Relais&Wine, garantendo il matrimonio ideale tra il Re dei Vini e la cucina gourmet.
https://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/02/Header-soranus-magazine-feb2021.jpg9621440Marco Mussinihttps://blog.tenutamontemagno.it/wp-content/uploads/2021/04/tm-relais-300x154.pngMarco Mussini2021-02-06 10:26:552021-06-01 09:37:57Soranus, il Barolo di Tenuta Montemagno